giovedì 10 maggio 2012

Un'altra storia di autobus nepalesi

Autobus nepalesi e panoramici viaggi sui tetti di essi. (il tragitto tra Ochoaldunga e Salleri).

Un'altra storia inizia la mattina presto, dopo una breve corsa salgo sul nuovo autobus, un bus sgangherato come tutti quelli incontrati in Nepal.
Il veicolo è completamente caricato, all'interno dell'autobus si fatica quasi a respirare, per cui, dopo pochi minuti, in occasione della prima sosta decido di scendere e continuare il viaggio sul tetto dell'autobus, che sicuramente era più comodo.

Per cui mi appresto a percorrere un viaggio come il precedente, tra mille soste, una per riparare qualcosa del bus che come sempre si rompe, una pausa pranzo a base di cilo-dhal-bat e km su km percorrendo queste "strade" folli che si arrampicano sulle montagne vallata dopo vallata. Man mano che si prosegue cambia la flora e si passa da una vegetazione di montagna pluviale ad una vegetazione di latifoglie.

Dal tetto dell'autobus godo di una vista imparagonabile, di eccelsa grandezza e il mio stupore, mescolato con l'adrinalina prodotta dal tortuoso tragitto, cresce sempre più con l'avanzare in queste terre a me ignote: valli smisurate, piccoli villaggi, tanti terrazzamenti. Ad ogni passo tra una valle e l'altra, si raggiunge il punto più alto della strada che si arrampica tra roccia e pietre, che mozza il fiato secondo ogni percezione, sia quella visiva, sia quella duodenale alterata dalla sensazione di vuoto.

6 o 7 ore di piacere, pura estasi di questi panorami, nella completa adrenalina del viaggio ad alta quota, assorto in una gioiosa quiete. Quiete che si manifesta su questo trambusto metallico che si sposta tra le montagne, provocata da una curiosità da bambino.










Cambio di autobus in un ignota locazione, da qualche parte nel distretto di Salleri. Autobus con una gomma squarciata e riempita di terra di conseguenza (probabilmente normale prassi). Altre 8 ore di viaggio nella costrizione di un bus, che offrono le seguenti esperienze: ancora un sacco di trambusto, vibrazioni, sobbalzi e polvere; ancora strade che si arrampicano su per queste impervie montagne, sfidando le leggi di gravità, autobus che si arrampicano su queste strade sfidando ancor più le leggi di gravità; una tipa nepalese che si sbocca l'anima addosso non riuscendo nemmeno ad aprire il finestrino e una piacevolissima pausa in un villaggio a 3200 metri dove incontro belle case in pietra che mi ricordano lo stile di casa mia e questa baita in cui mi godo un bel thè che profuma di legno come casa... mi sento a casa.
Si riparte e dopo un'altra ora di viaggio ci si addentra finalmente in vallate di conifere, con il loro tipico odore.. casa.. definitivamente casa.
Il sole tramonta, i luci del bus si accendono sulla tortuosa strada che mano a mano che si avanza diventa sempre più sconquassata, quasi impraticabile ma, ormai nell'oscurità, l'autobus e il prode autista non demordono e lentamente continuano nel loro tragitto.
In fine si giunge a Salleri, al suo parcheggio autobus/camion, dal quale giungono e partono solo 2 bus al giorno. Da quello spiazzo fino al paese ci si impiega 5 minuti a piedi su una salita che uccide il fiato. Ormai tarda sera, trovo finalmente ristoro e riposo in un accogliente alberghetto di montagna, tutto in legno.











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