giovedì 19 aprile 2012

Squat the square, squat the temple, squat the night.


23 - 02 - 2012



Un incrocio di anime viaggiatrici, che a cuore aperto e con il sorriso condividono le loro energie. Ognuno pronto a condividere le sue capacità i suoi hobbies, le sue parole, i suoi pensieri. Riuniti dal fato a condividere una bellissima settimana, tra pasti freschi ed abbondanti, yoga, musica trasportante, sorrisi e dialoghi, feste fino a tarda notte, risvegli mattutini, pulizie generali, ospiti di ogni genere ed estrazione sociale, nuovi arrivi ed alcune partenze, alcuni ritorni, un terrazzo che prende vita, una piacevole compagnia, piacevole alienazione dallo scorrere dei giorni. Vita.




Un giorno in particolare è stato davvero speciale, è stata grandiosa la collettività e l'unione, vera forza inarrestabile, fino dalle prime luci del mattino con la condivisione di ogni bene per pasto mattutino, yogurt, frutta, cereali, thè e caffè per ogni gusto, relax, yoga, lettura, dialoghi, riepiloghi e sorrisi, che impiegano tutta questa piccola società e i loro visi. Questa società casualmente formata dall'esigenza di un rifugio in centro città, per diversi motivi che in fondo portano alla medesima manifesta materialità
Manifesta come la festa che ogni giorno si produce specialmente quando del sole cala la luce e giorno dopo giorno incrementa sempre più l'energia che fa gravitare sempre più energia attorno a questa "casa". Incrementano gli amici e l'unione con essi, incrementano gli ospiti, fururi amici che portano nuovi ospiti ad orbitare attorno a questa gioia, e quindi incrementa tutto, il cibo, le bevande, le cene, i partecipanti, i digestivi, la musica e gli stumenti musicali, le risate e le voci; fino a raggiungere il limite di tolleranza nepalese che sembrava ancora irraggiungibile, lo stress di chi ci fornisce spazio, la sua cattiva energia che per 2 giorni consecutivi era già riuscita a far terminare i giochi e la festa a causa di una supposta attività molesta, tale il disturbare il vicinato in orario di sonno e lasciare sempre il nostro luogo d'incontro contaminato dai rifiuti di ciò che abbiamo consumato. Un giorno no, quel giorno no, niente musica e un gruppo scisso in due da un illogica divisione economica per la terza volta era inacettabile vista l'unione prodotta ed ancora incrementata quotidianamente. Allora fuori tutti. Tutti a riprenderci la libertà e a donarne anche un po' a chi ne è stato privato da molto tempo con un insensato coprifuoco imposto violentemente.




Tutti fuori in Durbar Square, un gruppone, una folla che si sposta, sorridente e festosa sulla vuota piazza schiarita dalla poca luce dei pochi lampioni che vi sono posti. Una folla cosmopolita, con provenienze e storie diverse ma per un istante un unica direzione, un'unica intenzione: lì di fronte a noi, vicinissima, con una lunga scalinata che ne divide la facciata, e un parcheggio di Richot ai sui piedi. Il tempio, si sale, c'è chi già lo presidia con la sua comoda seduta sugli ampi gradoni e chi ancora arriva dalla piazza in lontananza visibile nella penombra arancione dei lampioni al sodio ad alta pressione.




E tutto riprende, si riattiva, la musica, le risa, le urla, la birra.. tutto e con ancor più energia che attiva e stimola gli spiriti di questi viaggiatori a tirar fuori da se i loro lati migliori.
Si gioca e si dialoga, si condivide con persone di ogni estrazione, con ogni raro passante della notte stupefatto del nostro clamore, che va dai botti ai lotti, mentre favolose note improvvisate prodotte dall'ispirazione di quel sublime mopmento provengono da un sax e una fisarmonica.






Un'allegra ed amichevole friggitura di alcuni taxisti a pedali ed un viaggio breve per un rifornimento di bevande, un sacco stracolmo e di nuovo fuori, un cocchiere attende con la sua semplice carrozza per ritornare al luogo della festa con un rifornimendo di bevande per renderla ancor più lunga e un poco più molesta. Molesta come la voglia del ucraino di fare festa, la sua energia e la sua passione racchiuse nelle forti note che escono dal suo metallico strumento ed entrano nella testa di tutti i presenti, che vengono trasportati in un mondo che viene casualmente variato dall'altro strumento, che produce energia che si mescola con la prima per produrre lo stesso godimento.






Sguardi, occhi che penetrano nel colmo della notte e sempre più si avvicinano uno all'altro, sempre più si osservano, sempre più giocano ad entrare negli occhi altrui in questa rara situazione di libertà collettiva che permette di attingere all'energia altrui come all'acqua dalla riva di un fiume in piena, che il suo flusso non nega.
Una bellissima serata terminata (o quasi) con l'arrivo della solità rappresentazione dell'autorità dittatoriale nelle vesti di polizia che ci manda via in maniera sollecità con la semplice espressione "not allowed".




Evitando ulteriore ribellione all'istituzione ed alla tranquillità notturna alla quale è solita questa nazione il gruppo discese dal tempio del divertimento per ritornare sulla piazza di mattoni e poi nei vicolo per sederci su altri gradoni, lontani dagli occhi di eventuali guardoni, eventualmente in divisa che desiderano la nostra collettività divisa. Unione e gruppo che dura fino all'ultimo sconfitto solo dall'individuale sonno e desiderio di ritornare con se stessi per sistemare ed archiviare le così tante informazioni giunte in questo giorno così pieno di vita.



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