martedì 1 maggio 2012

Intollerante ispirazione


Dispersione di energia in maniera incontrollata, un litigio: il muro che si erge tra ogni individuo, che viene reso evidente, piuttosto che evidenziare l'umana divisione e porre su di essa l'attenzione. Porgerla sull'impossibilità di relazione dovuta al fatto che ogni uno è cresciuto solo in una differente prigione, anziché sulla prigione stessa che li rinchiude e divide che è solamente un insieme prodotto dalla mente, il quale, erroneamente, vuole raggruppare dentro ad un limite immaginario materiale divergente.


La materia che compone il tutto è unica ed inscindibile e alla fine del ciclo tornerà tutta la stessa come all'origine, racchiuderla in un insieme, metterla in un utopico contenitore, per fare un utopico ordine dentro un altro utopico contenitore, non è utopico ma stupido perchè illogico cercare di contenere della materia in espansione. Questo intento può al massimo causare un ritardo e la conseguente esplosione, semplice accellerazione delle molecole che vanno a riprendere il loro posto nello spazio tempo, senza eccezzione, verso il lungo viaggio di ritorno verso l'origine in ogni sua accezione.


L'evidenza di questa barriera che la percezione ci occlude, si evince dal fatto che in fronte a me c'è una persona che allude al ripetersi di determinate situazioni e a me non va di ascoltare le sue irragionate ed irragionevoli ragioni, in sintesi mi ha rotto i coglioni, perchè non esistono situazioni che si ripetono, differenti elementi che si situano in divergenti spazi e divergenti tempi. 


Quelli che si ripetono sono schemi, automatismi difensivi, derivanti da un ovvia percezione di attacco da parte dell'ambiente circostante, la necessità di avere una dolorosa e stressante costante che tiene attaccati ai demoni dai noi inventanti dai quali ci si sente attaccati.


Il benessere illusorio è la semplice distrazione da essi piuttosto che la loro completa accettazione come parte del nostro io e prodotto della nostra ragione. 


Nel mio universo senza alcun limite, mi fa piacere impersonare il tuo demone per qualche istante, così tu mostri la tua costante ai mostri che ti spaventano rendendoti ancor più debole a qualsiasi variabile e loro distruggono il tuo gioco, non rispettando le tue regole.


Io però non sono un demone distruggi regole, al massimo sono un tornado che prima soffia via le tegole, poi scoperchia i tetti e abbatte i muri delle prigioni, costruiti di mattoni che sono schemi mentali privi di ragioni. Materiali da costruzione che non aggregano argille ma solo fandonie autoproclamate per mostrare un'inesistente trasparenza tra la materialità e l'essenza. Quello che c'è di analogo al vetro nella loro composizione non è la trasparenza o l'assenza d'imperfezione, ma la densità della loro agglomerazione che ne determina la durezza, la scarsa elasticità cause della sua fragilità e della sua certa distruzione.


L'unica parte del mio linguaggio che capisci probabilmente è quando esclamo sparisci, perchè non comprendi amicizia e nemmeno regalo che io ti offro e tu non prendi, perchè tu al massimo pretendi.
Pretendi che io possa capire una persona che non si vuol spiegare che il suo pensiero vuole assopire e il suo corpo drogare.
Io capisco, non la pretesa, ma che sei come un disco rotto che produce sempre lo stesso suono, ripetitivo e pedante, che si ripete in ogni istante e non è vero che me ne fotto, me ne sbatto, semplicemente me ne distacco, pongo altrove la mia concentrazione.


Avevi già rovinato qualcosa di rovinato, come spesso la mattina vedendoti cadaverico nel letto ti avevo nominato, ma con il tuo scritto ti sei davvero superato.


Della tua rovina sei l'artefice e del mio buon intento sei il carnefice.. non potevi accettare il mio allontanamento e silenzio consapevole, come ultima mossa della partita prima della tua dipartita dalla mia realtà in modo che tu possa trovare la tua libertà.


Ritornando al tuo scritto, nemmeno l'ho letto, semplicemente l'ho osservato scritto in modo disordinato, su un foglio sporco e di grafite sbavato. Non avevi parole in più o in meno di quelle che potevano occupare un foglio, non avevi voglia di disarenare la nave dei tuoi pensieri dallo scoglio, di lasciarli fluire sinceri e veri, lisci come l'olio.


Questo mi è bastato, ma così forse ti offendo, perchè esprimo pensieri su un'apparenza che non comprendo, alché ora il tuo messaggio lo leggo così levo il dubbio e ti offendo sicuramente, usando come armi nei tuoi confronti i pensieri prodotti dalla tua mente.


Ecco, fatto: sei un deficiente! Del tutto privo di logica e lucidità, parli di cose assolutamente distanti e senza contatto, senza pindaricità. Salti da un imperfetto argomento all'altro alimentando l'equivocità principalmente endogena ma soprattutto dimostrando la tua scarsa razionalità, il tuo scarso contatto con la logicità.


I tuoi balzi di sfogo, danno soltanto luogo allo sconforto ed alla delusione in un animo che era solo intento nella riunione e che invece ora si sente un coglione per aver davvero frainteso lo scambio d'informazioni che può avvenire fra due persone.


Solo su un fatto posso darti completamente ragione, il fatto che un fatto evince dalla sua intuizione che sono uno stronzo, anzi un grande stronzo, uno stronzone: prodotto della digestione del mondo in cui mi situo ed allo stesso tempo mi consuma, lungo viaggio verso la luce, la fuoriuscita da un'orifizio, che nel mentre mi profuma con il suo inconfondibile odore di merda e non credere che con il passare del tempo io lo perda, perda la mia essenza, la rimembranza della digestione e successiva espulsione da un sistema, nominabile come apparato digerente, perchè non troppo divergente da esso, con un forte nesso nell'essere dipendente dal consumismo che ne incrementa l'attività e il continuo processo di metabolizzazione.

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