Quando la tua fallace, banale e non autentica percezione basata sulla completa illusione di un mondo ristretto, composto da una realtà basata su 4 muri e un tetto, si contrappone a qualcosa d'inesistente in esso, senza un apparente nesso con il mondo dismesso creato dalla mente di chi si mente dimenticando tutto, il senso della gioia e del lutto, per scendere solo al compremesso con un insano successo, quello del denaro che ti priva della conoscienza che dall'altra parte della sponda del fiume c'è un'altra riva, che ti rende il cuore avaro, ma suprattutto il destino amaro perchè sei un illuso e le magiche porte della percezione tu hai chiuso.
Io sono ridicolo perchè sono un mago, uno sciamano, che conosce e spalanca queste magiche porte dandovi la possibilità di mettermi nell'ano le vostre verità supposte, che dalla sbagliata imitazione di realtà estranee sono composte, che nemmeno vengono esposte perchè nemmeno sono conosciute da chi nella sua memoria le ha riposte, senza farsi domanda alcuna su di esse e dunque senza trovandone risposte.
Quando invece le risposte ti vengono servite su un piatto d'argento, sotto forma di pasta fresca, purea di patate, spezzatino, tu preferisci trattarmi come un cretino, come se ti stessi proponendo qualcosa d'indecente qualcosa di perverso per la tua perversa mente, ma chi ne risente sei sempre tu che impersoni un burattino, non sai ascrivere il tuo destino che perciò è scritto in un libro con solo 4 pagine, vuote che non ti va di riempire di ricette di cucina né di niente e tu ne decori soltanto la copertina perchè l'apparente parte esposta dietro una vetrina è l'unica cosa degna della tua nota e della tua stima mentre il sistema in cui vivi rinchiuso ti cucina, a puntino. Per il tuo governo sei soltanto uno spuntino, in termine economico, in termine etico invece sei il sopracitato burattino usato per la costruzione di un sempre più forte e contorto sistema di manipolazione.
Un groviglio di rovi che cresce senza sosta e tu non ti fai un idea della risposta, perchè non te la fai nemmeno della domanda, il pensiero ti stanca e il fatto che questi rovi spinosi invadano il tuo mondo non ti fa spaventare al massimo ti fa lamentare, ma non cosideri la difficoltà che necessità l'estirpare un sistema di questo genere, perchè finché la tua paura della consapevolezza lo nutre e lo fa accrescere a dismisura, quando nulla più se ne distacca, tutto ingloba e tutto cattura; per arrivare alla radice di questo male bisogna intraprendere un doloroso viaggio pieno di ferite inflitte da questi rovi che inconsapevolmente nel terrore della consapevolezza della tua mente hai nutrito con ogni tuo singolo gesto, ogni tuo singolo errore che ti ferirà con clamore, ma soprattutto lasciandoti il sentore che questo sistema infestante è penetrato nel luogo e nel popolo a te circostante, che è diventato una dannata costante, sempre più pungente ed infettante che lascerà su di te sempre più ferite aperte.
E se vuoi considerare la sua estirpazione devi anche considerare il coraggio necessario per dirigersi verso questo calvario, questo percorso contrario all'evoluzione di questo sistema che ha reso ogni individuo un suo gregario, un suo soldato, fedele e ben disciplinato, sempre armato e con il caricatore, di fallacee ma ferree convinzioni, sempre caricato.
Dovrai nasconderti ogni istante, nascondere la purezza della tua mente, nascondere il tuo pensiero, accettare di essere uno straniero nell'ovunque e dunque cosa fai? Fermo te ne stai, rimbecillito dalla televisione, incapace di prendere una decisione. Ti nascondi per la paura di nasconderti, inventi illogici canoni e stereotipi per confonderti anziché fonderti con la realtà che ti circonda, che ti spaventa: la trovi aliena, immonda; una semplice giungla, una semplice natura, un semplice pasto diverso che ti viene pure offerto e non solo lo denigri, ma lo deridi, quello che non rientra nel tuo minuscolo gusto estetico, creato leggendo uno stupido opuscolo che ti è stato donato il giorno che sei nato dai 4 stronzi che ti hanno circondato senza avere il minimo senzo etico, tu ne ridi.
Bambini vecchi di 80 anni perchè un essere umano ride quando non riesce ad accettare, quando una determinata cosa nella sua realtà ristretta non riesce a far entrare, quando è privo di quella completa elasticità che è stata donata a tutti e la maggior parte delle persone riescono a preservare solo fino alla pubertà.
Quando ogni risposta che poptresti ricercare aprendoti ferite profonde e gustando sensazioni amare, ti si propone senza alcuna costrizione, puro e semplice dono di emancipazione, come fresca acqua corrente, vai a creare un insana contrapposizione a questo flusso, tra l'altro proveniente dal tuo escusso.
Quando qualcosa non rientra nel tuo artefatto e contraffatto equilibrio, tu lo inserisci in un insieme astratto riempito di ciò che percepisci come obbrobrio e non solo lo rinchiudi, lo imprigioni, ma bensì lo esponi al un futile ludibrio.
Quando sei un attivista soltanto per farti pochi soldi, per inseguire sogni visti su una rivista, perciò guardi nelle tasche delle persone anzinché nei loro occhi, quando li credi sciocchi, mentre tu sei un furbo arrivista; ti ritrovi a vivere pendente dalle labbra del turista del quale però sei un fervido razzista.
Quando non ti mostri mai scortese nell'avanzare offerte, proposte, richieste, ma soprattutto insulse pretese; in maniere sgarbate e concise, nonostante trovi risposte, solitamente negative, continui ad arrovellarti in insensate protese, volte a creare delle intese a riguardo di cose che non destano interesse nel tuo interlocutore e oltretutto nemmeno sono varie ma son sempre le stesse, di ogni conversazione fai perdere il valore perchè mentre annuisci le parole vengono fraintese, alimentando incomprensioni e contese, ma mai felici sorprese; in breve non comprendi e non intendi anche l'aspetto più palese della realtà di cui ti circondi, tra distese di spazzatura, traffico e moribondi: sei proprio nepalese.
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