Bruciori di acidi, sentori gastrici, suggeriscono ipotesi di stati fisiologici più o meno
sani con prospettive di miglioramento da patologie inesistenti solamente inerenti ad una
falsata percezione di se stessi applicata ad una realtà inaccettabile, così definita a causa
di stereotipi di igiene, su quale mano debba reggere il pene, quale mangiare e pulirsi il
culo, quando mi basta lavarle per esser sicuro.. di essere comunque legato ad uno
stereotipo d'igiene del tutto limitato da quel poco che mi è stato insegnato, mostrato.. ma
ognuno vive diversamente per cui forse tutto è giusto o forse niente oppure tutto è
sbagliato, ma denigrereste uno sbaglio se fosse l'unico mezzo che vi è stato dato?
Fatto sta che la convinzione, porta sempre ad un'alterazione conseguente ad essa della
propria percezione, che si manifesta in ogni azione ma soprattutto in ogni sensazione che
diventa quindi condizione, limite illogico del primo stato illogico di convinzione.
Ritrovandomi a virere in una condizione non potrei far altro che usare l'adatto tempo condizionale, approcciandomi e pensare che se fossi la mia situazione gastrointestinale rassomiglierei a queste strade, ad un sorridente macellaio di maiale, che per quanto sorride non sa minimamente come maneggiare la carcassa di quel grasso animale, dal presunto desiderio carnale. Rassomiglierei al felice negoziante al tramonto sorridente, perchè il freddo non patente a causa della sua fruttuosa raccolta di sacchetti e plasticume che gli permette di accendersi un bel fuoco sotto il naso, per intiepidire le mani e gettare nei polmoni bitume. Rassomiglierei alla città in cui vivo e il suo milione di persone perchè questo mi nutre, m'inquina, le mie convinzioni mina. Non saper più dove guardare, non sapere cosa serve imparare, per primo di essenziale di questa società essenziale è l'analogia perfetta alla confusione intestinale conseguente a quella mentale afflitta dal dubbio di non comprendere più cosa ingerire, matematico terrore di moltiplicare addendi commestibili, a volte pessimi altre irresistibili, senza sapere quale prodotto possa scaturire, il prodotto finale che mi toccherà digerire.
La vita è una realtà supposta, supposta in tutti i sensi perchè il fatto che sia reale è
del tutto da dimostrare mentre il fatto che ci sia stata messa nel culo è abbastanza
palese. Fatto sta che ritrovandomi con questa supposta realtà piuttosto che quella
condizionale del sentire un apparato gastrointestinale con cui avere a che fare mi
appropinquai a soddisfare il materiale bisogno di satollezza, piacere dell'osservazione
della bellezza della perfezione di una pancia colma. In questo caso di cosa colmarla era un
dubbio visto l'orario prossimo al coprifuoco e invece il fatto che un rivenditore di
satollezza prossimo non ci sarebbe stato mi affrettavo con passo felpato nel buio della
notte per accorgermi che erravo.. ma erravo poco, presto giungevo al momo rivenditore,
amante del fritto in olio motore.. per lo meno vicino e soprattutto l'unico in quell'ambito
di luci spente, serrande chiuse, candele fuse che si spengono, sprigionando gli ultimi fumi
che trattengono.
Momo fritti, ingeriti, senza dubbi od esitazione quando il nuovo amico appena presentato mi
offre una degustazione, presentando il piatto battendosi sul petto e facendo con le mani
l'imitazione di un animale cornuto presunto bufalo o montone.. Qualsiasi esso sia ottima la
degustazione del suo cuore, buona la consistenza e ottimo il sapore.
Quali dubbi avere su cosa si possa digerire quando non si ha la minima idea di ciò che si
possa ingerire?
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