martedì 10 aprile 2012

Rimembranze FEBbrili di sensazioni e curiosità


La sensazione di aver trovato un tesoro: la perfezione, la completezza della materia applicata all'utilità nei propri confronti, l'essenza redditizia, la panacea totale. Una gioia liberatoria che distacca dalla prigionia della propria mente e consente l'espressione del proprio io.


Illogica ne è la ricerca perchè indefinita è la materia ricercabile ed è improbabile poter definire l'essenza di un tesoro finché si concepisce tale tesoro come qualcosa di cui ci si possa appropiare e non semplicemente goderne distaccatamente.


Così in molti si affrettano ad essere vittime dell'insana dispersione delle proprie energie nel tentativo di riceverle in seguito, passivamente, dal suddetto tesoro che strenuamente si ricerca consumandosi e facendosi consumare dall'idea di esso; vittime di un'idealogia del possesso.


Il tesoro si trova in ogni sorriso, ogni foglia che si muove al vento, ogni odore, ogni dolce viso di bambino, ogni movimento lento ed armonioso, ogni colore che dipinge un mondo di luce dall'alba al tramonto.


Io trovai un tesoro che contiene un tesoro ancor più grande, non scoperto, inesplorato, perchè barricato in un bunker di cemento armato, impastato di portland, sabbia e paure, che la luce possa penetrare nelle zone più oscure di questo mondo racchiuso in una nocciola, frutto divenuto iride umana.


Lo persi anche, mi fu sottratto come punizione per essermi perso anch'io nell'illogica idea del possesso di esso perdendomi il suo godimento e pure quello di me stesso.
Il mio tesoro, per esempio identificato come forziere era ricoperto di scritte che segnalavano a gran voce che con i loro caratteri cubitali di non aprire quel forziere, non in quel momento, che era lì per me, era dato il luogo ma non era dato il tempo.


Venni punito per essermi accanito a tentare invano di scassinare un forziere che non si poteva aprire per il momento. Il tanto ambito tesoro, tanto ambito da perderci la serenità dietro, fu nascosto dal fato, che lo ricoprì con un velo d'invisibilità per i miei due miserabili occhi umani.


E dopo la sensazione di esso, della sua presenza, del suo godimento nell'esplorazione di esso arrivò la curiosità, incessante, di sapere dov'è finito, di comprendere come levare di torno questo velo che lo ricopre sottraendolo alla mia umana percezione, spesso superata durante la mia meditazione con una percezione più profonda che ancora mi fa sentire questo tesoro che di energia ed emozioni m'innonda. Sfonda una porta aperta: vento freddo penetra nella mia stanza, mentre dormo, sotto la mia coperta. E' un'istanza di risveglio.

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