mercoledì 31 ottobre 2012

Flusso di coscienza


La leggenda narra che questo fiume non sia terrestre, ma bensì provenga da un altro mondo e se ti ci immergi e lo esplori a fondo, probabilmente inizierai a credere che è vero quel che sto dicendo.

Giunsi prossimo a questo fiume, flusso di coscienza in mezzo alla terra desertica, in una già torrida mattina dove, al lume del primo sole, esso per il suo calore già mi scortica la pelle e in quella circostanza stagionale il fatto è più che normale.

In ogni senso il Gange è vita, anche perchè a un centinaio di metri da esso, essa è sparita, stagionalmente sostituita da una profonda siccità che dona al fiume ancora più valore perchè è colui che porta l'acqua e la vitalità in questo deserto.

Questo magico fiume che tante anime trasporta, anche me porta e mi ci tira dentro, ovviamente io non tento di uscirne, ma mi lascio pervadere dal flusso di coscenza che si apre strada nella demenza provocata dal mio acume legato alla consapevolezza, quando invece di coscienza ne ho soltanto un barlume e innonda così quest'arida tristezza.

Il ganga mi circonda, io mi ci immergo e esso s'immerge in me e ne assaporo tutta la sua bellezza che va ben oltre la materiale limpidezza, che ovviamente manca. Anche se molti sono reticenti a bagnarcisi a causa dello sporco, a me tuffarmici mai stanca e soprattutto mai mi spaventa, anche quando mi immergo nel suo profondo e vago questo liquido mondo con la luce spenta.
Quel che la torbida acqua spegne però è la luce esteriore, mera proiezione del fuoco interiore e così contro le leggi della scienza e del sapere, il fuoco sta sommerso dall'acqua e senza spegnersi prova piacere. Anzi, questa magica acqua lo alimenta e ridona vigore a quella scintilla di vita che, a volte assopita dalle abitudine, sembra quasi spenta.

E' quando il fuoco scioglie il tuo ghiaccio e diventi liquido nel liquido, che si mescolano e diventano un tutt'uno, che senti il vero lusso, essere cullato dal flusso di cui fai parte, il quale rimescola tutte le carte e così ti trasformi nell'occhio blu che lentamente fluisce e la tua sola faccia che ne esce, diventata iride di questo occhio da cui fuoriesce la proiezione di questa realtà.

Nel buio della notte con le orecchie immerse e perse nell'udire il frusciare dell'acqua nelle grotte, che stanno nella profondità del fiume, mi disassocio da tante vibrazioni corrotte e illuminato dalla luna che mi fa da lume e mi dona serenità vengo pervaso da questo flusso di coscienza che riesume in me la vitalità che si proietta tutt'attorno nelle oscure acque, con questa città magica, le sue luci e i suoi falò sempre accesi che fanno da contorno.
Questa proiezione riassume a me tutta la vita e la forma di un centinaio di genomi, che ruotano attorno a me nell'oscurità del acqua, assume. Tutto questa fantastica visione riesume in me un sentimento che mi porta a combattere interiori lotte per scacciare definitivamente le idee bigotte che deviano tutti gli esseri dalle loro originali rotte.

Da tutto ciò si presume che io sia finalmente uscito dalla botte in cui stavo rinchiuso al riparo da ogni abuso che viene costantemente perpetrato sulla mia esistenza... e vabbè pazienza per l'abuso, per ora uso questo momento per godermi le stelle, che mentre Caronte con la sua barca attraversa la notte e mi riporta a riva, sono proprio belle.

























 Lo psicopompo del Gange.

 Il mio amico "Caronte"











 Fare il bucato nei pressi di uno scarico fognario.







 I bambini deceduti non vengono cremati ma bensì lasciati al fiume.


































"Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare"





 Pescatori, abitanti del fiume.



A cena con i pescatori... cena galleggiante e con un panorama stupefacente.