giovedì 26 gennaio 2012

Nascosto tra batuffoli di nuvole

20 - 01 - 2012


Mi risveglio in paradiso, o meglio, mi risveglio in un aereo che attraversa questi paradisiaci batuffoli di cotone, questa nuvolosa dolcezza che mi circonda e mi riempe il cuore di gioia, fino a invederlo completamente di questa gioia indiscussa quando l'aereo che trasporta il mio sogno penetras all'interno di questi batuffoli. e scende e scende... fino a far finire il sogno, farmi svegliare e rendermi conto che il paradiso non sono quei batuffoli di cotone, ma ciò che quelle nuvole dolcemente nascondono.




Eccolo il paradiso vero, questa immansa vallata, che si avvicina sempre più, che si schianta nei miei pensieri e conquista la mia vista, e pian piano si definisco sempre meglio, i campi, le strade, sporadici edifici, buffe ciminiere contornate di arrossato terreno, edifici sempre meno sporadici, realtà sempre più vicina ai miei piedi... ed ecco, contatto!, kathmandu, contatto con questa reltà troppo bella per essere vera, bellezza fatta della semplicità delle persone che la vivono, perchè la perfezione risiede spesso nella completezza della semplicità.













Dopo una breve esplorazione, un'altra esplorazione, un'ulteriore esplorazione.. torno al mio rifugio, un alberghetto semplice, che un occidentale forse riterrebe fatiscente, deficente nell'addempiere a tutte quelle che frivolezze che non servono e in realtà distruggono l'essere umano. Un piccolo imprevisto con una chiave rotta nella serratura mi fa pensare che sia il caso di farsi un bel giro in longboard e buttare giù lo stress accumulato in 36 ore di viaggio, ma soprattutto accumulato nei mesi precedenti alla partenza. Il giro in longboard dopo 10 minuti si tramuta in una chiacchierata con uno sconosciuto, cosa che succede spesso in questa paradisiaca città, ma non nei modi in cui si è svolto l'ultimo incontro e appena ritornato lo scrivo, lo descrivo, lo racconto, perchè è troppo bello e lasciare davvero troppe cose a cui pensare, troppe domande aperte, che non possono andare perdute, perchè di troppo valore per cui eccomi qui che ci provo rendere il valore di ciò che ho ricevuto.
Da un breve incontro, una presentazione e una panciata di parole, quel breve incontro si è trasformato con un particolare invito e in un consenso di esso.
Così mi ritrovo a camminare per sconosciute vie nel buio di una città quasi priva d'illuminazione illusoria, artificiale. Cammino, cammino, cammino, scambiando parole in inglese con il mio vicino di passeggiata andando verso il suo rifugio, una casa.. sconosciuta, abitata da sconosciuti, in vicoli sconosciuti adiacenti a vie sconosciute in una città sconosciuta. Il mistero della scoperta e allo stesso tempo la scoperta del mistero.. quando ci fermiamo e questo personaggio da poco incontrato apre una porticina in legno al pian terreno di un edificio e ci addentriamo nel buio pesto di una stanzetta in cui non penetra quasi luce, percorriamo questo lungo corridoio all'aperto, definito solo dai 2 muri perimetrali che lo stringono fino a condurlo, a condurci in una piccola casa.
Tante persone, in una stanza, tutti seduti su un letto (letto fatto di qualche coperta per impottire un tavolo di legno basso, perchè la possibilità di vedere un materasso pare un miraggio in questa stanza)ed un paio di sgabelli a ridere e chiacchierare banalmente, persone che con gioia accolgono me, questo ospite inaspettato e si presentano con nomi che nemmeno mai ho memorizzato perchè troppo concentrato sull'istante, sul momento, così unico.
Dopo qualche risata, qualche chiacchiera, la condivisione di diverse esperienze personali e territoriali, dopo un'oretta.. arriva la parte più bella, quando uno dei presenti incomincia un po' a raccontarsi, a raccontarmi la sua storia, che è sposato e ha prodotto una bimba e la parte bella è che afferma "sono di là, le vuoi vedere?". Dopo aver chiacchierato ancora un po', aver scoperto le età dei miei interlocutori che sono dai 18 ai 24, dopo aver scoperto anche il fatto che in nepal per la loro età è normale avere già mogli, figli e magari aver patito anche qualche disgrazia ad essi legata; la proposta si materializza. Si esce e si chiude la porta di una stanza aprendone un'altra, un'altra stanza piccola, di cemento nudo i pavimenti e i muri, come la stanza precedente. una decina di metri quadrati, come la stanza precedente, ma questa anche con una cucina rudimentale, una televisione ed un letto matrimoniale con una ragazza ed una dolcissima bambina che dormono abbracciate. Niente vetri alle finestre, niente riscaldamento in tutta la casa, in un luogo dove di questa stagione si scende anche sotto lo zero di temperatura. Quelle due persone che dormono benissimo, senza patire alcun brivido sono la moglie e la figlia del proprietario di casa. Che non si accorgono o non badano ad altre 3 persone di cui un perfetto sconosciuto, estraneo del tutto a quella realtà, le quali entrano dentro ad una stanza continuando nelle loro chiacchiere, come se quella fosse la normalità, come se la tolleranza in questa società di montagnini non conoscesse limiti.
Una fantastica serata, una fantastica esperienza conclusa con un piatto di riso e un bicchiere d'acqua offerti e volentieri da me acettati; dopodiche una passeggiata riflessiva in questa città spesso buia dei continui black-out per tornare al mio rifugio.


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