sabato 3 marzo 2012

Durbar eSquare mattutina


Il gentile cinguettare degli uccellini assieme al veloce battito di ali dei piccioni tubanti regalano un tranquillo sottofondo uditivo ai mercanti di Durbar iSquare i quali solleciti e puntuali arrivano sulla piazza con i loro interi negozi sulle spalle e mentre alcuni ancora arrivano a prendere il loro posto, già sfiancati, dal peso della loro mercanzia, alle prime luci del mattino, altri già sono pronti a destreggiarsi nella capitalistica arte della vendita.
Una piazza che minuto dopo minuto sempre più si anima mentre il sole sempre più la illumina.
Un favoloso chai accompagna la mia tranquilla osservazione mattutina come accompagna la mattina della maggior parte dei passanti della piazza, centro ed anima pulsante della città dove ognuno si situa nel suo spazio rappresentando al meglio, ogni giorno, la semplicità della loro vita.




Se c'è un individuo in particolare che rappresenta questo luogo è Mama, il proprietario dello storico bar Mama Tea Shop. Una vita dedicata al lavoro, 16 ore al giorno in uno stanzino buio, seduto con un tavolino in fronte, sotto lo stipite della porta a fare da bancone, per la semplice e usuale preparazione del latte al thè. Usuale come la tipica risposta mattutina "exellent!" alla domanda "how are you?". Usuale come tutti i gesti così tante volte ripetuti in una sola vita, una teierona piena di candido latte che si arieggia precipitando nel pentolino incrostato dal frequente e quotidiano utilizzo, una manciatona di forte thè nepalese, due manciate di zucchero e la tipica ebollizione schiumosa come bolle di sapone del latte che viene fermata con un soffio e una rimescolata prima di dotarsi del usurato colino per riempire le centinaia di bicchieri che vengono richiesti ogni giorno da residentti, passanti, turisti e mercanti.
Una finestra sul mondo, una piccola finestra su un piccolo mondo racchiuso nella vita attiva della piazza, racchiuso in tutti gli occhi che ogni giorno ci si situano, racchiuso in quegli occhi di quel pacioso signore che non sembra essere scalfito dal passare degli anni che ogni giorno da quella finestra osserva, vende, incontra, parla, semplicemente vive. Una vita incorniciata da una cornice per niente fastosa che inquadra l'opera più tipica e rappresentativa della piazza. Semplicemente un culto.




Ormai il sole si è levato in cielo e illumina già la maggior parte della piazza riscaldando i mattoni rossi che pavimentano la piazza, raffreddati dalla notte.
Un individuo di razza caucasica, il primo della mattinata che si situa nella piazza oltre a me, si siede prossimo alla mia persona. Due occhi, un naso, due zigomi, una bocca, un ipotesi, una domanda quasi inutile se non che per confermare la mia eccellente capacità nel riconoscere e classificare diverse genetiche e diversi caratteri fenotipici, tipici e divergenti in ogni diversa popolazione: "tu viens de la France?" un sorriso, un assenso. Il mio silenzioso ringraziamento per questo piccolo e ridicolo momento di auto-compiacimento per il fatto che mi piace indovinare, conseguente prodotto sotto forma d'ipotesi dell'elaborazione di ciò che colgo nell'osservare.